«Non solo latticini per dare calcio e vitamina D alle ossa.
E va fatta grande attenzione alle quantità di sale»
Intervista alla Dott.ssa Lucilla Titta
nutrizionista, coordinatrice del progetto SmartFood, programma di ricerca in Scienze della nutrizione
promosso dall’Istituto Europeo di Oncologia
Quali sono gli aspetti indispensabili che insieme aiutano le donne con tumore al seno a
proteggersi maggiormente dal rischio di aumento fratturativo? Quali sono i pilastri cui non
devono rinunciare?
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Tre sono i pilastri fondamentali che si affiancano alle terapie antiriassorbitive per prevenire e contrastare la fragilità ossea indotta nelle donne con tumore al seno dalle terapie ormonali adiuvanti: una dieta bilanciata, che assicuri le sostanze necessarie alla salute delle ossa, ovvero calcio e vitamina D, senza compromettere quella generale dell’organismo; l’uso di integratori per implementare quando necessario sempre l’apporto di calcio e vitamina D, ovviamente secondo un piano di integrazione stabilito dallo specialista; una moderata ma regolare attività fisica, che aiuta a stimolare i tessuti muscolo scheletrici e contribuisca a ridurre il rischio di cadute e fratture, perché rende le ossa più elastiche e quindi più capaci di assorbire gli urti ed i muscoli più forti e resistenti alla fatica.
Nello specifico, che ruolo ha l’alimentazione e quanto è importante nell’aiutare la salute
delle ossa soprattutto per le donne in trattamento ormonale adiuvante per tumore al seno?
Come detto, l’alimentazione è uno dei tre pilastri fondamentali per la salute delle ossa: non solo per le pazienti colpite da tumore al seno, ma per tutte le donne. Già dopo i 25 anni lo scheletro femminile va infatti incontro a una progressiva riduzione della densità minerale ossea e quindi una dieta attenta ad assicurare il giusto apporto di calcio e vitamina D è consigliata già prima dell’ingresso in menopausa per prevenire i futuri rischi di fragilità e osteoporosi. Le terapie ormonali adiuvanti contro il carcinoma mammario rappresentano un fattore di rischio in più, accelerando i naturali processi dell’organismo femminile, e aumentano il fabbisogno giornaliero di calcio da 800 g a 1.200 mg al giorno: combinare agli integratori un’alimentazione mirata non è quindi più solo una raccomandazione, ma diventa una necessità assoluta. Inoltre, è fondamentale che la dieta sia bilanciata: bisogna infatti proteggere le ossa, ma anche nutrire adeguatamente tutte le altre cellule sane dell’organismo perché possano rispondere al meglio alle cure.
Una dieta bilanciata è alla base per preservare la salute delle ossa. Quali cibi e regole
nutrizionali devono essere seguite? Quali sono gli alimenti amici delle ossa delle donne con
tumore al seno?
Quando si pensa al calcio, la prima cosa che viene mente sono i latticini: è corretto, perché sono in effetti ricchi di questo minerale, ma devono essere inseriti nella dieta senza eccessi. Le dosi raccomandate prevedono 2-3 porzioni al giorno di latte e/o yogurt da 125 ml (pari a 1 vasetto di yogurt, mentre 1 bicchiere di latte equivale a 250 ml), mentre il formaggio va consumato 2-3 volte la settimana in porzioni da 100-120 g, preferendo quello fresco allo stagionato. L’importante è non considerare i latticini come l’unica fonte possibile di calcio, che è invece contenuto in abbondanza anche in tanti alimenti vegetali: un piatto di cavolo nero arriva ad assicurare ben 1.000 mg di questo prezioso minerale, ma ne sono ricchi anche i semi di sesamo (3 cucchiai, pari a circa 30 g, arrivano quasi a 300 mg), i fagioli di soia (una porzione da 50 g assicura 130 mg), le mandorle e i fichi secchi. Per fare scorta di vitamina D la prima mossa vincente sta invece nel consumare dalle 3 alle 5 volte la settimana il pesce, in particolare spigola, sgombro, triglie e alici (una porzione da 10 alici assicura anche 200 mg di calcio). Anche le uova ne sono molto ricche: un singolo
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uovo contiene 1/15 del fabbisogno giornaliero di vitamina D, la stessa quantità che – curiosità – viene assicurata da una manciata di funghi giapponesi Shiitake. Il segreto per una dieta sana ed equilibrata sta poi nel fare ruotare regolarmente e nelle giuste dosi tutti questi cibi.
Quali alimenti sono invece da evitare perché nemici della salute delle ossa e capaci di
interferire negativamente con le terapie contro il tumore al seno?
L’alcol è il nemico numero 1: è assolutamente sconsigliato alle pazienti con tumore al seno perché incide negativamente tanto sulla salute delle ossa quanto a livello oncologico. Vanno poi consumati con estrema moderazione tutti gli alimenti molto dolci, molto salati o molto grassi. E soprattutto bisogna fare attenzione al sale: un suo consumo eccessivo non solo aumenta il rischio cardiovascolare, già incrementato dalle terapie ormonali adiuvanti, ma contribuisce anche alla decalcificazione delle ossa. L’Organizzazione Mondiale della
Sanità raccomanda di non superare i 5 g di sale al giorno, ma non è cosa semplice: si può comunque cercare di ridurne la quantità assunta preferendo gli alimenti freschi a quelli conservati e limitando il più possibile il consumo di pizza e prodotti da forno. Inoltre, è bene evitare di salare l’insalata o altri contorni, specie se accompagnano un alimento (come, per esempio, il pesce) che è già salato di suo. E sempre nella logica di limitare l’assunzione di sale vanno preferiti i formaggi freschi a quelli stagionati: si assicura lo stesso il calcio alle ossa, ma senza rischiare un eccesso di sale. La figura del nutrizionista quando è importante per aiutare le donne con tumore al seno ad affrontare le cure e la gestione degli effetti collaterali che la terapia comporta, come la fragilità ossea?
Una paziente con tumore al seno può anche non avere una stretta necessità di essere seguita dal punto di vista nutrizionale: se già di suo ha un’alimentazione corretta ed è normopeso, è sufficiente che il medico curante prescriva il piano di integrazione e fornisca alcune linee-guida per contrastare effetti collaterali quali la nausea e la mucosite, cioè l’infiammazione di bocca e laringe. Ma il discorso cambia radicalmente se ci si trova di fronte a una paziente che si alimenta male, sia per eccesso che per difetto, o che è affetta da malattie croniche, a partire da ipertensione e diabete: in tutti questi casi la figura del nutrizionista risulta fondamentale per suggerire uno stile alimentare corretto, evitando così che l’efficacia delle terapie oncologiche possa essere compromessa. Va però detto che la figura del nutrizionista è al momento presente solo in alcune strutture: iniziative come Ora pOSSO risultano quindi molto utili per sensibilizzare tanto le pazienti quanto i medici sui vantaggi di un approccio a 360°, che preveda anche di seguire la donna colpita da tumore al seno con una dieta personalizzata.